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Winnicott

Il bambino deprivato

 

"La grande minaccia che ci viene dall’adolescente è la minaccia verso quella parte di noi stessi che non ha veramente avuto la propria adolescenza. Questa parte di noi stessi ci rende risentiti verso queste persone che possono permettersi di avere la loro fase di “bonaccia” e ci spinge a trovare una soluzione per loro. … il compito permanente della società in rapporto ai giovani è quello di contenere e arginare, evitando sia la falsa soluzione che quella indignazione morale che nasce da un sentimento di gelosia nei confronti della condizione giovanile. Un’infinita energia potenziale è il prezioso e fugace retaggio della giovinezza. Ciò genera invidia nell’adulto che scopre nella propria vita i limiti posti dalla realtà."

 

Tendere al successo: quando si ha successo a scuola?

Prima di tutto sarebbe necessario capire che cosa porta a far sì che i ragazzi desiderino avere successo a scuola. Che cosa significa, che cosa rappresenta e dove si inserisce la motivazione al successo, la motivazione allo studio, al conoscere.

Nella maggior parte dei casi il desiderio del successo a scuola è più nelle aspettative dei genitori che nei ragazzi stessi.

Allora conviene capire perché il ragazzo non si applica, perché non può o non riesce a studiare, perché, che cosa vuole dire, senza chiamare in causa “l’intelligenza”: se il ragazzo non può prima esplorare se stesso e conoscersi difficilmente avrà voglia di imparare. Se sente un senso di vuoto dentro di sé non riuscirà a mettere dentro delle nozioni. La scuola può aiutare il ragazzo a conoscere se stesso attraverso un interesse rivolto verso di lui, una esplorazione non scolastica, creando situazioni che stimolano il suo interesse e la sua curiosità.

Quando si parla di “difficoltà scolastiche” si fa riferimento a tutte quelle manifestazioni che evidenziano un funzionamento scolastico insoddisfacente a livello del rendimento, del comportamento, e/o del vissuto personale dell’adolescente o dei suoi genitori. Sono manifestazioni che rimandano a situazioni interne legate alle caratteristiche specifiche di ogni adolescente, della sua famiglia, della scuola che frequenta e degli insegnanti che incontra. Quindi risultano dall’interazione di più fattori; per poterle capire occorre inquadrarle all’interno della relazione, reale o immaginaria, fra adolescente, famiglia e scuola.

La scuola è una realtà con caratteristiche precise, pone delle richieste sia di tipo relazionale sia di tipo intellettivo, rappresenta un’area di transizione fra la famiglia e il sociale, è un elemento importante rispetto al futuro del ragazzo; ma anche sollecita vissuti, fantasie, aspettative sia nell’adolescente che nei genitori. Ognuno di questi aspetti può avere un suo peso rispetto alla manifestazione del disagio. E’ importante tenere presente che le difficoltà scolastiche, la cattiva riuscita nell’apprendimento, atteggiamenti di rifiuto e di opposizione possono essere l’espressione di problematiche interne e relazionali che coinvolgono il ragazzo e la famiglia, ma possono essere anche, almeno in parte, legate a effettive carenze della scuola o degli insegnanti.

Rispetto ai genitori la scuola può sollecitare vissuti e fantasie relativi non solo al figlio, ma anche a se stessi, alla propria esperienza scolastica, ai propri desideri e emozioni. Così la riuscita scolastica del figlio può diventare qualcosa su cui vengono trasferiti contenuti personali.

Spesso si tende a vedere l’andamento scolastico come indice di uno sviluppo più o meno regolare, per cui delle cadute nel rendimento scolastico o delle difficoltà nelle relazioni con gli insegnanti e coi compagni sono motivo di preoccupazione per i genitori che rischiano di sottovalutare altre espressioni di disagio, di prestare poca attenzione ai problemi della crescita e del raggiungere una propria identità. A volte sembra quasi che la scuola sia l’unica “cosa” che conta per loro.

I ragazzi spesso vanno in crisi a scuola perché questa non offre ciò di cui hanno bisogno in quel momento, ma poi tornano alla scuola successivamente.

La scuola per l’adolescente è un banco di prova delle proprie capacità e per questo può rinforzare l’autostima, ma può anche indebolirla.

La presenza dei coetanei può sia facilitare l’individuazione sia diventare un pericolo per il confronto e i possibili meccanismi competitivi

Dunque la scuola attiva molte problematiche tipiche del periodo di crescita che sta vivendo e può diventare il luogo in cui vengono agiti conflitti interni difficili da elaborare e che possono incidere sul funzionamento scolastico, sulle relazioni coi compagni e con gli insegnanti. Di conseguenza possono aversi manifestazioni quali comportamenti disturbanti, tendenza ad isolarsi, difficoltà a fare un uso costruttivo del pensiero e del ragionamento con blocchi dell’apprendimento, disinteresse verso lo studio o, all’opposto con un iper-investimento nello studio ma carico di ansia e senza alcuna soddisfazione e piacere per quello che si fa.

Quando ci sono difficoltà di rendimento o difficoltà a scuola si pongono sempre interrogativi relativi all’intelligenza: << Va male perché non capisce?>>, <<Studia molto ma ha scarsi risultati, come mai?>>, <<L’indirizzo scolastico è troppo difficile?>>, << Gli insegnanti sono contenti ma lui no, è insoddisfatto>>. Non si tratta di problemi di intelligenza, casomai si tratta di un utilizzo dell’intelligenza e del pensiero che non permette di mentalizzare, di usare il pensiero astratto, come se il ragazzo restasse legato a forme di pensiero più infantili, più concrete. Oppure si tratta di una forma di difesa mentale che, impedendo la conoscenza e la curiosità non permette di entrare in contatto con la realtà interna che sta vivendo.

Molto spesso le tensioni scolastiche solo apparentemente hanno a che fare con la scuola e in realtà riguardano problemi di fondo. Dove ci sono conflitti e problematiche psicologiche anche il rendimento diminuisce, il ragazzo non riesce a elaborare dentro di sé quello che legge, come se fosse svuotato. Il problema si concentra sulla scuola, c’è uno spostamento.

I problemi e i conflitti interni possono essere “messi” sugli insegnanti. Così i professori possono rappresentare all’esterno situazioni interne non risolte e diventare nella fantasia figure persecutorie. Il conflitto con la scuola può nascondere un conflitto con una figura genitoriale che non si è mai espresso in maniera diretta.

Il ragazzo può avere dentro di sé un’immagine dei genitori come persone capaci soltanto di apprezzare e riconoscere il successo a scuola e i bei voti; così cerca di esprimere la sua ribellione attraverso la scarsa riuscita a scuola. L’abbandono scolastico può essere, anche questo, un qualcosa messo in atto per “punire” genitori a cui il ragazzo non era mai riuscito ad opporsi prima.

E’ importante che i ragazzi sentano che ai genitori sta più a cuore il fatto che loro trovino un proprio modo di essere. La libertà di fare delle scelte, di esplorare diversi campi esperienza, di fare dei tentativi per prove ed errori e anche di sbagliare è importante perché diventa parte dell’esperienza.

ARGOMENTI TRATTATI DURANTE L'INCONTRO DEL 12 MARZO 2003
( a cura della Dott.ssa Rita Semprini - relatrice)